di Daniel Filoni
L’emozione è un
istante, balena e subito fugge e
l’artista la
insegue e la chiama perché non se ne vada,
come fa il bambino
dietro alla madre, Mamma sta qui,
sta qui, e l’emozione
è già fuggita lontano.
Medardo Rosso
Le concezioni estetiche
di Harold Rosemberg e Donald Judd ci risultano entrambe sbagliate, poiché invece di considerare centrale il momento del lavoro
sulla forma, sì da errare la direzione delle loro critiche,
enfatizzano e glorificano, invano, i due poli estremi del processo.
Occultando l’effettivo momento determinante, ossia il lavoro sugli
elementi formali, tali critici veicolano e impostano le loro teorie
su presupposti e concezioni accidentali. Harold Rosemberg
facendo della psicologia dell’artista e dell’espressione della
sua interiorità un momento fondante della manifestazione; Donald
Judd considerando già compiuta e formata l’opera
indipendentemente dalla manipolazione e del lavoro da parte
dell’artista. Inoltre, riteniamo speciose le accuse volte
da Donald Judd nei confronti delle composizioni di Mark Di Suvero, in
“Oggetti Specifici”. Judd, da quel che se ne deduce in quest'opera,
considera inadeguata e fuori dal periodo storico la tecnica
scultorea di Di Suvero, a causa della componente espressionista
presente in quest’ultima. Come e quando però, ci viene da domandarci, è lecito considerare
fuori dal tempo, e storicamente inadeguata una tecnica artistica?
Come se Tiziano nel Rinascimento avesse accusato Tintoretto di
inadeguatezza e incompetenza formale proprio per la sua tecnica
atipica di composizione. Con quali criteri possiamo ritenere
inadeguata una tecnica “poetica” al cospetto di un’altra?
Non è
tanto l’adesione ad una peculiare modalità compositiva o ad un manifesto artistico che
fa di un artista un buon artista, quanto la capacità di tale artista di lavorare e manipolare la forma artistica.
Per noi l’arte,
nonostante le direzioni che questa ha assunto nel secolo passato
(per le spinte di una certa Avanguardia), resta un fare. Dunque: sì a
Jean Arp a David Smith, sì a Valéry, Baudelaire, a Paul Klee,
Picasso e a Rodine; no alla Pop Art, al Dada, a determinati aspetti
della Minimal art, e al cinema hollywoodiano.
D. F.
*Donald Juud, nel suo studio, ffffound.
D. F.
*Donald Juud, nel suo studio, ffffound.
Commenti
Posta un commento