Dunque: "pittura astratta". Almeno dalla famosa "Premiere aquarelle abstraite" di Kandisky del 1910, esiste una vera e propria tradizione, assai varia dal punto di vista dei suoi modi e del suo ruolo, ora primario, ora secondario, ora addirittura occulto, ma pressocché ininterrotta, di arte detta appunto "astratta" o anche, a partire dal neoplasticismo, "concreta". Una tradizione quasi secolare! Può essere paragonata ad un fiume che, tortuoso o ampio, tumultuoso o quieto, ora proceda in superficie, ora si inabissi, ora si distenda in specchi d'acqua quasi immoti, ora torni a scorrere sotterraneo, ora riemerga di nuovo nei luoghi e nei momenti imprevedibili. Spesso gli eventi culturali e artistici, altrettanto vari, le sono stati favorevoli. Eppure, in particolare nella sua versione più prossima al "concretismo", ha sempre avuto cultori ed estimatori. Oggi sta attraversando un periodo particolarmente difficile. Di fronte al dilagare, all'emergere, al disseminarsi, attraverso i media più diversi, dei "contenuti": eventi casuali, caos ed ordini probabilistici, esistente che si dà come virtuale o virtuale che si dà come esistente, e al conseguente o ulteriore indebolirsi della "forma" e del' "opera", l'"arte astratta" sembra quasi fuori tempo. Ma questa circostanza può aiutarmi a comprendere meglio, credo, il suo senso di fondo e anche la sua attuale inattualità.
Si era inclini una volta, almeno tra i non esperti, a pensare che proprio l'arte astratta, di contro alle altre inflessioni dell'arte figurativa, rappresentasse l'estremo limite dell'avanguardia. Penso per esempio alla semplicistica opposizione tra astrattisti e figurativi tra anni '40 e '50 in Italia. Non parevano forse questi ultimi più attenti al recupero di valori tradizionali, e in primo luogo del "opera" come un tutto organico e idiscutibilmente isolabile nella sua identità d'immagine dalla realtà circostante? E, correlativamente, non pareva che all'astrattistismo toccasse invece il compito di tagliare gli ultimi ponti con la tradizione e trasformare l"opera" in qualcosa di completamente diverso, destinato a integrarsi o disperdersi formalmente ed esistenzialmente nella realtà circostante, come modulo decorativo o come oggetto tale e quale? Qualcosa del genere fu sostenuto anche da studiosi autorevoli, per esempio con l'idea che l'arte astratta fosse non forma, ma da una parte oggetto esistente, supporto, e dall'altra semplice disponibilità segnica a significati possibili.
Ora, proprio di contro all'attuale vaporizzazione delle vecchie arti figurative nella sfera dei significati possibili (questo non è un giudizio, è solo un'osservazione), ci accorgiamo che non solo è più così, ma che forse non è mai stato così, e che l'arte astratta nacque a suo tempo anche in forza dell'istanza opposta di un mantenimento e di un rafforzamento della "forma" e dell' "opera", a dispetto di ogni "destinazione storica".
Gualtiero Savelli, nato a Roma.
Vive e lavora a Roma.
Si interessa, fin dagli anni '70, di problemi di percezione visiva, in particolare del colore.
Ha compiuto, in tal senso, studi presso la facoltà di psicologia, disciplina in cui è laureato.
Di formazione costruttivista, si è interessato ai problemi tra rapporto tra la superficie-forma del quadro e la configurazione che ad essa si sovrappone.
Il suo più recente lavoro si svolge nell'ampito dell'arte concreta, con particolare attenzione alle valenze filosofiche che l'icona più esibire.
Al lavoro pittorico si affianca la rcerca teorica che da vari anni va conducendo.
Ora, proprio di contro all'attuale vaporizzazione delle vecchie arti figurative nella sfera dei significati possibili (questo non è un giudizio, è solo un'osservazione), ci accorgiamo che non solo è più così, ma che forse non è mai stato così, e che l'arte astratta nacque a suo tempo anche in forza dell'istanza opposta di un mantenimento e di un rafforzamento della "forma" e dell' "opera", a dispetto di ogni "destinazione storica".
Apputo
due tendenze fondamentali a me pare che delimitano fin dall'inizio
l'area e il tragitto del'arte del nostro secolo: verso la distruzione
della forma e verso la salvezza, non tradizionalistica, della forma.
Come termine di paragone originari, è ovvio indicare qui da una parte "De Stijl" e dall'altra "Dada".
Talvolta ci è dato addirittura di coglierle, entrambe, nei medesimi
artisti, alternativamente e contemporaneamente, si tratti, che so?, di Arp o di Swiitters.
E
gli esempi si potrebbero notevolmente accumulare anche per i decenni
successivi. Del resto non fu già vista bene questa vocazione alla
"forma" e all'"opera" dell'"arte astratta" da Georges Mathieu, citato da Dorfles, quando sciveva che « Kandinsky et Mondrian n'ont fait, au fond, que traduire dans la non-figuration l'esthétique de la Renaissance»?
Ecco,
anche le prove di Savelli si iscrivono a mio avviso in questa
resistenza estrema di "forma" e "opera", in opposizione radicale alla
prevalenza dei contenuti, dei significati, della causalità,
dell'indifferenza formale, dell'esistenziale-virtuale. C'è qui anzi
un'intenzionale presa di distanza non dalla causalità, ma anche
dall'arbitrarietà inventiva, un attacamento programmatico a matrici
sottostanti assunte come non violabili, un'indagine perseverante dello
spazio nella sua definibilità rigorosa e nello stesso tempo ambigua, una
tendenza imperiosa alla forma e persino alle sue qualità pittoriche.
"Opera", dunque, ed opera ben fatta, ricca per di più di pathos
sottaciuto. L'"opera" è in primissimo piano, quale che possa essere il
suo destino futuro. E questa sfida ostinata, appartata e silenziosa agli
indirizzi prevalenti è precisamente, a me pare, l'attuale inattualità
dell'arte astratta" praticata da Gualtiero Savelli.


Vive e lavora a Roma.
Si interessa, fin dagli anni '70, di problemi di percezione visiva, in particolare del colore.
Ha compiuto, in tal senso, studi presso la facoltà di psicologia, disciplina in cui è laureato.
Di formazione costruttivista, si è interessato ai problemi tra rapporto tra la superficie-forma del quadro e la configurazione che ad essa si sovrappone.
Il suo più recente lavoro si svolge nell'ampito dell'arte concreta, con particolare attenzione alle valenze filosofiche che l'icona più esibire.
Al lavoro pittorico si affianca la rcerca teorica che da vari anni va conducendo.
*Gualtiero Savelli, AMBG 6- 100x100- acrylic on raw linen-2009.JPG
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* Gualtiero Savelli, Carrectangle BNG- 60x60- acrylic on canvas- 1996.JPG
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*Gualtiero Savelli, Cime e gole 4- 100x100-acrylic on raw linen-2003.JPG
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